domenica 19 maggio 2019

LOCOMOTIVA D214




Altro piccolo lavoro fatto tempo fa e riguarda la realizzazione di una automotore usato nelle manovre in stazione.
Il modello scelto è del gruppo D214  e della serie 4000,  la più recente .
La sua lunghezza totale è 7168mm che in scala 1:87, quella per cui tento la riproduzione, significa che sarà lunga compresa di respingenti solamente 82,4mm.
In questo campo non esistono disegni dettagliati, monografie come nel navale per la riproduzione, insomma non esiste nulla dato che questi modelli si possono comprare presso rivenditori qualificati e ci pensano le case costruttrici a gestire il monopolio.
Questo stesso modello lo fa anche la Roco a 100 euro, sarà forse poca cosa acquistarlo e averlo a casa dopo due o tre giorni e essere felici di possederlo e provarlo sul plastico, appena finito usando ovviamente lo stesso sistema, per vederlo girare ebbene anche nella migliore delle ipotesi avessi 100 euro da buttare sicuramente non lo acquisterei per vari motivi, il primo non avrei un plastico dove farlo girare, ma anche se lo avessi sarebbe uguale, il secondo mi piace realizzare le cose da me anche se poi non ci faccio nulla ma solo per applicarmi a trovare una soluzione o capire che procedimento fare e ovviamente studiare e studiare.
Quindi sulla base di questa premessa il primo ostacolo da superare era appunto avere più informazioni possibili sul mezzo stesso e per questo il web da una bella mano nel senso che si riescono a trovare molte immagini e qualche blueprint.

Ovviamente il disegno della blueprint non è sufficiente per realizzare tutto un progetto in ogni sua parte quindi ad esso dovranno essere aggiunte le immagini ma molto spesso le immagini hanno una prospettiva e quindi si dovrà seguire quella regola ma al ritroso ed è proprio questa idea che mi ha inizializzato nello sbroglio con il cad nel prendere appunto una immagine in prospettiva e arrivare al disegno di base per realizzarlo.

Sulla base di queste considerazioni e una volta fatta la ricerca più ampia possibile si deve passare allo studio sistematico di ogni immagine reperita, valutarla e se si reputa di interesse inserirla nell’album di sviluppo; ad esempio se le immagini sono state fatte con dei grandangolari queste dovranno essere scartate data la problematica insita in loro di alterare la prospettiva.
Questo album di sviluppo, la blueprint, e altre informazioni sono le basi per poter iniziale il progetto per realizzare il modello, a queste vanno ora aggiunte altre informazioni come ad esempio: che materiale vogliamo usare, che dettaglio di definizione vogliamo ottenere ecc.
In prima battuta avevo pensato di usare l’ evergreen come materiale ma poi, come mio solito, mi sono voluto complicare la vita e ho deciso per l’ottone.
La tecnica che userò per realizzare questo modello è la fotoincisione quindi questo significa che la progettazione si distinguerà in due fasi la prima è quella di appunto disegnare nella forma canonica assonometrica tutto il modello con tutte le sue parti la seconda sarà quella di sviluppare tutte le parti in una forma piana e ovviamente aggiungere cose in più per accontentare i requisiti della fotoincisione



Dall’ immagine sopra inserita potrete notare che non è un disegno atto alla visione pulita dell’ oggetto ma sono presenti tutte le righe anche quelle che seconda la vista dovrebbero in teoria essere nascoste.
In realtà il disegno completo di motorizzazione è questo

Come si nota non si capisce nulla, è abbastanza confusionario ma basta spegnere i layer che non si desidera vedere e diventa più leggibile.

Questa è una soluzione che ho adottato io in quanto disegnando su molti layer ogni particolare deve essere completo nella sua forma proprio per avvantaggiarmi in seguito in merito allo sviluppo del singolo pezzo.
Una volta terminato questo lavoro ho approfittato e trasportato tutto su un programma 3D per verificare se tutte le parti disegnate si incastrassero nella maniera corretta.



Fatta anche questa verifica ora si passa alla fase due della progettazione che è appunto quella dedicata alla formazione del Master per realizzare la fotoincisione.
Siamo così giunti alla seconda fase di progettazione che è quella che ci servirà per realizzare il master per poi praticare la fotoincisione dell’ottone e ricavarci tutti i pezzi e i particolari che serviranno per la costruzione di questa locomotiva.

Possiamo dividere le varie parti disegnate in due gruppi:
a) Al primo gruppo appartengono tutti quei pezzi piani dove hanno solo lo spessore ed eventualmente ripetuti n volte se lo spessore richiesto è un multiplo dello spessore utilizzato per la lastra di ottone che nel mio caso specifico è di 0,2mm.
Questa è una procedura abbastanza veloce da fare dato che avendo disegnato tutti i particolari in layer diversi, si selezione l’oggetto e si copia solo la vista di nostro interesse che è appunto il pezzo da riprodurre.
b) Al secondo gruppo invece appartengono tutti quei pezzi che hanno una forma scatolata o non piana.
Qui il lavoro diventa un po’ più impegnativo dato che si dovranno prendere in considerazione le circonferenze di piega, il ritiro del materiale nelle pieghe ecc.

Questo è il disegno della cabina e i quattro angoli in realtà hanno un raggio di 2mm inoltre questo particolare è stato sezionato in due pezzi come si vede dalle linee di divisione create sul disegno.
Queste linee sono state realizzate in modo da avere un incastro tra le parti come sono state realizzate delle linguette in basso che si andranno ad incastrare con il pezzo di base; queste sono state realizzate proprio per facilitare l’operazione di montaggio delle parti e mantenerle nella posizione corretta prima dell’eventuale saldatura.
Ora da questo disegno assonometrico si dovrà sviluppare una forma piana e questo è il risultato ottenuto delle due sezioni



Da questa immagine si vedono quattro parti anziché due in realtà queste sono le viste che fanno riferimento ai due lati della lastra di ottone, dove si possono avere lavorazioni diverse in fase di fotoincisione.

Il disegno superiore (quello descritto come lato esterno) è il disegno presente sul lato superiore della lastra di ottone e risulterebbe il lato esterno della parete cabina.
Il disegno in basso ( quello descritto come lato interno) è in realtà una immagine specchiata della precedente e risulta essere il lato inferiore della lastra di ottone e quindi la parete interna della stessa cabina.
Come si può notare i due disegni differenziano sostanzialmente solo dal fatto che il secondo ha tre linee verticali in corrispondenza delle zone da piegare, queste tre linee che sono larghe quanto lo spessore della lastra di ottone hanno la funzione di alleggerire in quella zona il materiale e rendere
la piegatura raggiata più facile da eseguire.
Ciò significa che nel momento che il cloruro agisce con l’ottone in quella zona si creano tre incisioni solamente, ecco perché le parti sono 4 anziché solo due .


Sulla base di quanto sopra ho realizzato tutte le parti che mi servivano e realizzato il master, quest’ ultimo lo stampato su pellicola trasparente per riprodurre in maniera fotografica sulla lastra di ottone lo stesso disegno, nell’ immagine si vede appunto il master su pellicola trasparente.



Immersa la lastra di ottone così trattata nel cloruro e tenedo sottocontrollo il processo dopo alcune ore ho avuto questo risultato:



Per facilitare le operazioni di saldature delle varie parti ho realizzato un trattamento elettro chimico di stagnatura ottenendo questo risultato finale.








Ormai il grosso del lavoro  fatto ora basta solo tagliare i pezzi e saldarli al loro posto.
Per arrivare a questo livello di fotoincisione che lo reputo personalmente abbastanza alto considerando che si fa in casa, ho dovuto studiare e ogni volta cambiare anche leggermente il metodo o il ciclo di lavorazione oltre ovviamente a crearmi una attrezzatura sempre più perfezionata. 

Ho iniziato la costruzione del vano motore e della cabina piegando opportunamente le parti fotoincise e posizionate sul piano tramiti gli incastri che avevo realizzato a questo punto con un saldatore ad aria calda ho unito le varie parti con l’aggiunta di piccole quantità di stagno, le saldature le ho effettuate tutte nella parte interna e non visibile